Frontiere
La newsletter sulle migrazioni di Annalisa Camilli
Cinquecentomila esclusi dal piano vaccinale In Italia sono cinquecentomila gli invisibili, persone che pur vivendo sul territorio nazionale, da un punto di vista amministrativo risultano inesistenti. Sono italiani e stranieri, senza fissa dimora, persone che vivono nei centri di accoglienza, migranti irregolari, persone che vivono nelle baraccopoli o negli insediamenti informali, gli apolidi, i rom e sinti che sono nei campi non ufficiali.
Questa popolazione è stata poco o per niente raggiunta dallo screening e dalle cure per il covid-19 e ora rischia di rimanere fuori dal piano vaccinale. A sollevare la questione con una lettera inviata al ministro della salute Roberto Speranza sono le associazioni che aderiscono al Tavolo immigrazione e salute (Tis), tra cui Caritas, Emergency, Medici senza frontiere, Associazione studi giuridici immigrazione (Asgi), Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm), Sanità di frontiera, Naga.
Chiedono che siamo date indicazioni nazionali per l'inclusione nel Piano vaccinale nazionale di queste 500mila persone e sottolineano la necessità di stabilire la procedura che consenta la vaccinazione a chi si trova in Italia pur non avendo tessera sanitaria, carta di identità e codice fiscale, "prevedendo una flessibilità amministrativa, così come indicato dall'Aifa, eventualmente anche mediata da enti locali oppure da organizzazioni dell'associazionismo e del terzo settore".
Anche se c'è meno incidenza del covid-19 tra gli stranieri probabilmente per questioni anagrafiche, "tra le persone straniere c'è un certo numero di diagnosi ritardate che, comportando un aggravamento clinico, portano a una maggiore ospedalizzazione rispetto agli italiani. Il ritardo diagnostico, spesso, è determinato dalla scarsa assistenza sociosanitaria". Per questa ragione le associazioni suggeriscono di considerare questa popolazione particolarmente a rischio e non trascurarla nel piano vaccinale nazionale.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), finora solo la metà dei novanta paesi che si sono dotati di una strategia nazionale per distribuire i vaccini ha incluso i rifugiati e i richiedenti asilo nei piani di vaccinazione. L'Italia non è tra questi: in Europa solo la Germania ha annunciato una corsia preferenziale per vaccinare i richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza.
Un approfondimento video sul tema fatto con Emergency: I non luoghi dei vaccini.
Ultime notizie
Una donna soccorsa dall'ong Proactiva Open Arms, al largo della Libia, il 12 febbraio 2021. (Bruno Thevenin, Ap/LaPresse)
Il Consiglio d'Europa denuncia l'assenza di soccorsi nel Mediterraneo A due anni dall'ultimo rapporto, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa (CoE) Dunja Mijatović ha espresso preoccupazione per l'assenza di soccorsi lungo la rotta del Mediterraneo centrale in un nuovo dossier intitolato Chiamata di emergenza per i diritti umani. "Durante la pandemia di covid-19 sono stati fatti dei passi indietro. Sia l'Italia sia Malta hanno adottato misure restrittive e hanno bloccato i soccorsi", afferma il rapporto. Il documento evidenzia anche l'importante lavoro svolto in mare dalle ong e critica duramente gli ostacoli posti al loro lavoro e le violazioni al diritto internazionale da parte dei governi: "Le attività di ricerca e soccorso gestite dalle ong hanno continuato a essere ostacolate, attraverso procedimenti amministrativi o giudiziari o semplicemente impedendo loro lo sbarco, in modo che un certo numero di navi non sia stato in grado di riprendere le operazioni di soccorso". Sul Corriere della sera, Goffredo Buccini ha calcolato che le navi umanitarie che prestano soccorsi nel Mediterraneo siano state bloccate più dall'attuale ministra Luciana Lamorgese con pretesti amministrativi, che dal suo predecessore Matteo Salvini.
Due naufragi al largo della Tunisia Sono almeno trentanove i morti nel naufragio di due imbarcazioni avvenuto al largo delle isole Kerkennah, nella provincia di Sfax, in Tunisia, nella notte tra l'8 e il 9 marzo. I soccorritori hanno tratto in salvo 134 persone, la maggior parte di loro proviene dalla Costa d'Avorio. Un portavoce della guardia nazionale tunisina, Houssameddine Jebabli, ha dichiarato che i cadaveri sono stati recuperati alcune miglia al largo del porto di Sfax. Jebabli ha spiegato che le imbarcazioni erano in cattivo stato ed erano sovraccariche. Continuano le partenze dalla Tunisia a causa della grave situazione economica del paese a dieci anni dalla cosiddetta rivoluzione dei gelsomini, che ha portato alla destituzione di Ben Ali. Secondo l'Unhcr, almeno 190 persone hanno perso la vita mentre attraversavano il Mediterraneo centrale nel 2021, con una media di quasi tre morti al giorno. Altre 5.700 sono arrivate in Italia dal Nordafrica nello stesso periodo.
I minori stranieri in Grecia sono esclusi dalla scuola Trentatré organizzazioni non governative che operano nei campi profughi hanno inviato una lettera aperta alle autorità greche ed europee, denunciando le gravi difficoltà che i minori richiedenti asilo e rifugiati devono affrontare per accedere alla scuola pubblica in Grecia. "Si tratta di una situazione drammatica che si trascina da sei anni e che ha fatto registrare un ulteriore peggioramento negli ultimi dodici mesi", affermano le ong.
In Ruanda sono stati vaccinati quasi quattrocento rifugiati contro il covid-19 Nel paese africano sono stati vaccinati 224 rifugiati residenti nel centro per il Transito di emergenza (Etm) a Gashora e 192 rifugiati in sei insediamenti di rifugiati che lavorano in prima linea contro la pandemia come operatori sanitari, addetti alle pulizie o alla sicurezza negli ambulatori. Ci sono quasi 138mila rifugiati nel paese, principalmente provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Burundi. In una settimana il paese ha vaccinato in tutto 230mila persone.
Il Sudan chiude le porte ai rifugiati siriani All'inizio della guerra in Siria, dieci anni fa, migliaia di profughi si sono rifugiati in Sudan approfittando di politiche favorevoli in materia d'istruzione e lavoro, insieme alla possibilità di viaggiare senza visto. I dati più recenti delle Nazioni Unite stimano che ci siano almeno centomila rifugiati siriani in Sudan, ma secondo le stime non ufficiali ce ne sarebbero più del doppio. Ma dallo scorso dicembre Khartoum ha deciso di fare marcia indietro sulla politica dei visti: il governo ha revocato tutte le cittadinanze concesse negli ultimi anni. Dei 3.500 passaporti revocati da dicembre, molti appartenevano a siriani.
Gli Stati Uniti garantiscono una protezione temporanea ai venezuelani La decisione consentirà a centinaia di migliaia di venezuelani di rimanere e lavorare legalmente negli Stati Uniti. Si applicherà ai venezuelani già residenti negli Stati Uniti dall'8 marzo 2021 e sarà in vigore per diciotto mesi. Il segretario per la sicurezza interna, Alejandro Mayorkas, ha detto che il Venezuela è "un paese in subbuglio". La concessione del visto temporaneo era stata una delle promesse elettorali del presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
La Turchia costringe i rifugiati siriani a tornare a casa Secondo le organizzazioni per i diritti umani, dal 2016 il governo turco ha costretto centinaia di siriani a firmare documenti di rimpatrio volontario per ritornare in Siria, anche in zone controllate dal governo e quindi pericolose per la loro incolumità.
Un incendio in un centro di detenzione nello Yemen Più di 170 persone sono state ricoverate in ospedale dopo un incendio scoppiato in un centro di detenzione per migranti nella capitale yemenita Sana'a, causando almeno trenta vittime. La causa dell'incendio non è nota, ma si ritiene che i detenuti, quasi tutti originari del Corno d'Africa, fossero in condizioni di sovraffollamento inumane. La maggior parte dei migranti dal Corno d'Africa attraversano lo Yemen per cercare lavoro in Arabia Saudita. Ma a causa della pandemia, c'è stata una diminuzione dei migranti lungo la rotta, passati da oltre 138mila nel 2019 a meno di 38mila lo scorso anno, molti sono rimasti bloccati nello Yemen, in centri di detenzione come quello incendiato.
Letture per bambini
Max Velthuijs, Ranocchio e lo straniero, (BohemPress 2017) Ratto dovrà subire molte angherie e tante umiliazioni prima di vincere i pregiudizi degli altri e conquistare la loro amicizia.
Nuria Parera, Soria di una valigia (Beisler Editore) La storia di questa valigia inizia con l’avvento del ventesimo secolo, oltre cent’anni fa, in una valle dei Pirenei. È la valigia che Magì, contadino in un paese rurale, confeziona con le sue mani come dono di nozze per sua figlia Maria. La valigia rimane sotto il letto della ragazza per lungo tempo, fino a quando in paese arriva Salvador, un uomo magico che fa conoscere le meraviglie del cinematografo. Affidata a lui, la valigia potrà condurre gli incredibili nastri di celluloide anche in altri luoghi lontani.
Michael Rosen, In cammino. poesie migranti, (Mondadori ragazzi 2021) L'infanzia trascorsa a Londra come figlio di emigrati ebrei polacchi, gli orrori dell'Olocausto, le cicatrici lasciate dall'odio viste attraverso gli occhi di chi si è salvato: questo raccontano le poesie di Michael Rosen. Ma questa raccolta è anche una riflessione sull'insensatezza della guerra. È un viaggio fra le paure e gli interrogativi di chi ancora oggi è costretto a scappare in una terra straniera, spesso diffidente e crudele.
Come è andata a finire in Siria
Piogge torrenziali nel campo profughi di Kefer Lusin a Idlib, in Siria, il 19 gennaio 2021. (Muhammed Said, Anadolu Agency via Getty Images)
Il 15 marzo 2011 a Daraa, nel sud della Siria, cominciano le proteste contro il governo di Bashar al Assad, la rivolta si espande ad altre città del paese, ma la repressione del governo non si fa attendere. La rivoluzione diventa una guerra civile, con la presenza di potenze straniere e gruppi terroristici transnazionali. In dieci anni la guerra civile ha causato 400mila morti, più di 6,6 milioni di sfollati interni e 5,5 milioni di profughi scappati all'estero. L’80 per cento della popolazione vive in povertà e oltre dodici milioni di siriani al momento non hanno accesso all’acqua potabile.
Parliamo delle condizioni nei campi profughi per sfollati interni con Giulia Cicoli, direttrice advocacy dell'ong Still I Rise, una delle poche ong attive nei campi nella zona di Idlib, nel nordovest del paese.
Qual è la situazione nei campi profughi a Idlib?
Nel nordovest della Siria ci sono 1,6 milioni di persone nei campi profughi. Molti di questi campi sono autoorganizzati, sorgono su terreni agricoli, senza l'appoggio di nessuna organizzazione internazionale. Basta una pioggia più forte per allagare i campi, che non hanno infrastrutture, né allaccio elettrico, né servizi igienici, né acqua. L'acqua potabile viene ancora portata con i camion cisterna. Dopo dieci anni non ci sono ancora infrastrutture, è tutto emergenziale e l'aiuto internazionale è sempre meno sostanzioso. E l'inverno nelle tende è molto duro.
Qual è la condizione dei minori?
La maggior parte dei bambini ha sempre vissuto in un contesto di guerra e non è mai andato a scuola. Noi siamo presenti dallo scorso agosto proprio con un progetto di scolarizzazione e di sostegno alle famiglie più vulnerabili, diamo dei viveri alle famiglie in modo che non mandino i bambini a lavorare. Abbiamo un centro scolastico ad Idlib, prendiamo i minori dai 10 ai 15 anni nei campi e li inseriamo in un progetto scolastico, la maggior parte di loro non sa né leggere né scrivere, è un contesto molto difficile.
E i combattimenti?
Nel marzo dell'anno scorso c'è stato un cessate il fuoco tra Siria e Turchia e i bombardamenti sono meno devastanti, ma l'accordo non funziona del tutto, nel senso che ogni giorno ci sono aerei militari russi che bombardano l'area, che è stata una delle roccaforti dei ribelli. Tra gennaio e febbraio nel nordovest della Siria ci sono stati decine di attacchi via terra e di esplosioni che hanno provocato 29 morti e oltre un centinaio di feriti. Le vittime sono soprattuto i bambini. Ogni giorno, un popolo spera che la comunità internazionale si ricordi della Siria, e che intervenga per porre fine al conflitto. Ma quel giorno non arriva mai.
Cos'è lo ius soli
Il nuovo segretario del Partito democratico, Enrico Letta, appena insediato ha rilanciato la proposta di una legge di riforma della cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri. La proposta è stata sostenuta dalla presidente dello stesso partito Valentina Cuppi e da alcuni parlamentari dello stesso partito come Graziano Delrio, uno dei primi sostenitori della riforma.
Al momento non c'è nessuna proposta di legge in parlamento e il leader della Lega, Matteo Salvini, ha subito attaccato il nuovo segretario su questa sua posizione. Anche esponenti di altri partiti come Forza Italia si sono espressi negativamente sul progetto di presentare in questa legislatura una nuova legge sulla cittadinanza. La riforma era nel programma del Pd alle elezioni politiche del 2013, il partito aveva presentato un disegno di legge che però si è arenato per due anni in senato, fino alla definitiva bocciatura nel dicembre del 2017, per opera degli stessi parlamentari del Pd che non l'hanno sostenuta.
Il vecchio disegno di legge, erroneamente chiamato ius soli, prevedeva in realtà uno ius soli temperato e uno ius culturae. La proposta di legge non prevedeva infatti il diritto di acquisire la cittadinanza per tutti quelli che nascono sul territorio italiano, ma stabiliva bensì che potessero ottenere la cittadinanza italiana i bambini stranieri nati in Italia che avessero almeno un genitore in possesso del permesso di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno europeo di lungo periodo.
Nella proposta di legge, inoltre, si prevedeva che la cittadinanza dovesse essere richiesta da un genitore entro il compimento della maggiore età del figlio oppure che il ragazzo potesse fare richiesta della cittadinanza a 18 anni o fino due anni dopo il compimento della maggiore età. Ma la vera novità del vecchio progetto di legge era l'introduzione dello ius culturae: in base alla riforma avrebbe potuto ottenere la cittadinanza italiana anche il minore straniero nato in Italia o arrivato nel paese prima di compiere dodici anni che avesse frequentato regolarmente la scuola per almeno cinque anni o che avesse seguito percorsi d'istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei a ottenere una qualifica professionale.
Per approfondire: Ius soli, ius sanguinis, ius culturae: tutto sulla riforma della cittadinanza
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